domenica 14 marzo 2010

Eclipse

"Come la guardava! Era come un cieco che vedeva il sole per la prima volta. Come un collezionista che scopre un Leonardo sconosciuto, come una madre che guarda negli occhi in figlio appena nato."

"Lo scatto di rabbia sbilanciò il mio debole autocontrollo e la sua reazione inattesa, estasiata, lo sconvolse del tutto. Se si fosse soltanto sentito trionfante, forse avrei resistito. Ma la spontaneità assoluta e indifesa della sua gioia improvvisa sbriciolò la mia determinazione, la mise fuori uso. Il cervello si scollegò dal corpo e mi ritrovai a baciare Jake."

"Conosci quella storia nella Bibbia?" Domandò Jacob all'improvviso, senza staccare gli occhi da soffitto vuoto. "Quella del re e delle due donne che si contendono il bambino?"
"Certo. Re Salomone."
"Esatto. Re Salomone", ripetè. "Ed egli disse: - tagliate il bambino in due - ... ma era soltanto per metterle alla prova. E vedere chi sarebbe stata disposta a rinunciare alla propria metà pur di salvarlo."
"Sì, ricordo."
Tornò a guardarmi in faccia. "Non voglio più spezzarti a metà, Bella."
Capivo bene il senso delle sue parole. Stava dicendo di volersi arrendere perché mi amava con tutto sé stesso.

"È come una droga per te, Bella".
Il suo tono era rimasto gentile, niente affatto critico.
"Ormai ho capito che senza di lui non puoi vivere.
È troppo tardi. Ma io sarei stato una scelta più sana.
Non una droga: io sarei stato l'aria, il sole". Accennai un sorriso malinconico.
"Anch'io ne ero convinta, sai. Eri come un sole.
Il mio sole personale. Il rimedio migliore alle mie nuvole".
Sospirò. "Con le nuvole posso farcela. Ma non posso cavarmela contro un'eclissi".



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